Il ruolo dello psicologo giuridico

Il ruolo dello Psicologo Giuridico – fino a poco tempo fa quasi esclusivamente limitato al campo minorile e familiare – è oggi invece riconosciuto come rilevante in molteplici situazioni giuridiche che includono i problemi della tutela dell’integrità psicologica individuale (danno biologico di natura psichica e danno esistenziale), della salvaguardia delle condizioni più idonee per lo sviluppo psicofisico del minore (diritto di famiglia, affidamento, adozione ecc.), della rieducazione e della risocializzazione (Ordinamento penitenziario).

Numerose sono in tal senso le innovazioni introdotte di recente nello Ordinamento Giuridico del nostro Paese che vanno, per quanto ci riguarda, anche nella direzione  di una rivalutazione delle competenze psicologiche; ciò è avvenuto per diverse ragioni, sia  socio-politiche, sia dovute allo sviluppo della conoscenza delle strutture mentali.

 

Il concetto di malattia mentale è infatti sempre più inquadrato all’interno di una eziologia psichica e psicodinamica, anche per disturbi mentali tradizionalmente imputati a vicende organiche  o traumatiche (ipotesi organicistica non del tutto superata) di competenza medica. Questo permette di ancorare concetti come maturità e responsabilità a più adeguati criteri di  diagnostica differenziale. Inoltre le conoscenze intorno alle dinamiche intrapsichiche e relazionali sono ormai utilizzate ampiamente all’interno di ogni progetto istituzionale di intervento sociale.

Inoltre la presa in carico del problema della prevenzione sta diventando sempre più  urgente, anche per la recrudescenza degli atti di violenza, in primo luogo quelli sessuali.

Il Legislatore ha dunque attribuito dignità di “funzione sociale scientificamente fondata” alla Psicologia in generale e alla Psicologia Clinica in particolare, sia contemplando nella normativa più ampie possibilità applicative della psicologia a vantaggio di una maggiore  equità delle decisioni giuridiche, sia disciplinando la professione dello Psicologo.

L’area del Diritto di famiglia e della tutela del minore, le leggi che riguardano il Processo Minorile, gli aggiornamenti in tal senso dei Codici sostanziali e di procedura Penale e  Civile, il Nuovo Ordinamento Penitenziario non possono non essere colti nel loro significato di prima risposta del Legislatore alla rilevanza dei problemi citati.

A questo punto però cominciano ad assumere rilevanza i problemi connessi ai delicati rapporti di coesistenza e collaborazione tra Psicologo e Magistrato, vale a dire tra Psicologia e Giustizia.

Innanzitutto vi è una difficoltà di collaborazione giustificata da una progressiva divaricazione delle conoscenze. Questo fatto è purtroppo in un certo modo inevitabile nella misura in cui la Psicologia diventa una specifica branca scientifica.

Vi  sono  poi ancora  persistenti luoghi comuni, sia per quanto concerne la psicopatologia, sia per quanto concerne gli effetti del disadattamento sociale. Questo non significa che il Giudice debba acquisire “professionalità” psicologica, né tanto meno che lo Psicologo debba diventare un uomo di Legge, quanto che venga creata una cultura psicologico-forense tale da costituire patrimonio comune e area di incontro e di collaborazione.

Da parte Istituzionale, vale a dire da parte delle Leggi dello Stato, questo sta già in parte avvenendo, per lo meno in termini di fattiva collaborazione prevista ad esempio in seno al Tribunale dei minori e del Tribunale di Sorveglianza. Tuttavia la strada da percorrere è ancora molto lunga, soprattutto, dobbiamo ammetterlo, a motivo della inadeguatezza dei contenuti professionali  dello Psicologo Giuridico.

E’ essenziale perciò, a nostro avviso, che le competenze professionali dello Psicologo Giuridico includano tre tipi di conoscenze: 

1) Una approfondita conoscenza della teoria dello sviluppo psicologico individuale sia normale che patologico.

2) Una specifica conoscenza delle dinamiche di gruppo e delle strutture familiari. Questa competenza è importante perché la conoscenza delle strutture psichiche dell’individuo non è da sola sufficiente per comprendere le dinamiche gruppali. E’ ormai accertato che il comportamento ed il funzionamento mentale del soggetto in gruppo si differenzia sostanzialmente da quello posto in essere nei rapporti individuali (vedi ad esempio la violenza negli stadi di calcio..).

3) Una  conoscenza non superficiale delle leggi e delle  procedure giudiziarie (Conoscenza almeno del Diritto di Famiglia, delle Leggi sulla tutela del minore, dell’Ordinamento Penitenziario e dei relativi rimandi al Codice Penale e di Procedura Penale). Questa conoscenza può ottenersi, salvo rari casi di doppia competenza psicologica e giuridica, solo attraverso una specifica formazione.

Le esperienze richieste sono così ampie e complesse che difficilmente possono essere possedute da singoli Professionisti; ma richiedono quasi necessariamente un lavoro di équipe. Ed è questo approccio interdisciplinare e multidisciplinare che lo Studio può offrire.